Di Ruderi e Scrittura

Il Sabba e le Streghe di Benevento

Per capire il legame che da secoli intercorre fra le streghe e san Giovanni, dobbiamo fare un passo indietro, ai tempi dell’imperatore Domiziano. A Benevento esisteva un culto pagano e misterico legato alla dea egizia Iside, nella quale convergevano le caratteristiche sia della dea romana della Luna, Diana, sia della dea degli inferi, Ecate. Tra gli aspetti peculiari di queste divinità c’era un forte elemento femminile e un altrettanto forte legame con la magia. Da questa devozione nacque la figura della strega, che nella zona di Benevento viene chiamata Janara, (da Diana).

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Nel VII secolo d.C., come riporta il trattato storico dello scrittore Pietro Piperno, Della Superstitiosa Noce di Benevento, la città divenne la capitale di un ducato longobardo. Sebbene ufficialmente convertiti al cristianesimo, molti longobardi continuavano a professare un credo pagano, in cui veniva venerata una vipera dorata, alata e con due teste, legata all’adorazione di Iside. Gli adepti erano soliti riunirsi sulle rive del fiume Sabato (da qui il nome di sabba, riferito ai ritrovi demoniaci), dove si ergeva il grande albero di noci, per celebrare riti legati alla Luna e alle messi. Finché un giorno Barbato, vescovo di Benevento – deciso a eliminare ogni traccia di paganesimo – non solo fece estirpare il grande Noce, ma condannò come satanico e malvagio qualsiasi culto che non fosse riconducibile all’unico dio cristiano.

In particolare, le donne dedite agli antichi rituali agresti precristiani vennero additate come streghe – dal latino strix, stridere, derivato dal cupo verso dell’allocco, un rapace notturno. Secondo le leggende dell’antica Roma, lo strix era un uccello portatore di malasorte che si nutriva di sangue e carne umana.

L’albero era dunque stato sradicato, ma il culto non si fermò. Si tramanda ancora che Lucifero in persona – e non più gli dei pagani Iside, Diana ed Ecate – avesse fatto ricrescere in una notte il grande Noce di Benevento, in un luogo segreto, per far sì che le sue seguaci arrivassero da tutto il mondo a celebrare la sua gloria sotto le fronde del grande albero.

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Le riunioni delle streghe e il solstizio d’estate

Uno dei periodi più importanti per le riunioni demoniache era quello dal ventuno al ventiquattro giugno. Quando, durante il solstizio d’estate, il Sole raggiunge il punto più settentrionale dall’equatore celeste e sembra rimanere sospeso, sorgendo e tramontando sempre nello stesso punto per tre giorni. Cioè fino al ventiquattro giugno, quando inizia il suo tragitto discendente. Secondo l’astrologia, il Sole nel massimo splendore incontra la Luna nella sua casa e dalle loro nozze (fuoco e acqua) tutto l’universo riceve benefici, celebrati con una serie di tradizioni, di riti pagani e cristiani, che culminano appunto nella notte di san Giovanni Battista, simbolo dell’acqua del battesimo di Cristo nel Giordano e del fuoco purificatore. In questa notte, intesa come una sorta di capodanno e conosciuta in tutta Europa anche come “La notte delle streghe”, da tempi immemori si sussurra che l’acqua e le piante acquistino poteri particolari di protezione e divinazione. Venivano quindi raccolte le noci e le erbe per preparare liquori, intrugli e pozioni.

Nel Calendario Liturgico, che vuole la nascita del Battista sei mesi prima di quella di Gesù, le celebrazioni di san Giovanni si sovrappongono ai giorni del solstizio d’estate e il Natale coincide con il solstizio d’inverno. La tradizione cristiana si mescolò infatti a quella pagana. I rituali, anche molto antichi, vennero assimilati dalle comunità rurali e sono stati tramandati fino ai giorni nostri. Tra questi ci sono i Fuochi di San Giovanni: grandi falò che i contadini accendevano su dossi e colline, atti a propiziare i raccolti e la buona salute. Il fuoco e il fumo avevano infatti la valenza di tenere lontani gli spiriti maligni e le streghe che, secondo la leggenda, proprio la notte di san Giovanni volavano da ogni dove nei cieli notturni per radunarsi attorno al Noce di Benevento.

Gaetano Barreca

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Tratto dal libro “La Tagliatrice di Vermi e altri racconti”, di Gaetano BarrecaWip Edizioni.

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